il mito del progresso

* Ambiguita’ della parola “progressista”. Cosa mai vorra’ dire. A volte viene usata da giornalisti per tradurre dall’inglese americano “progressive”. Che e’ a sua volta una parola ambigua, ma l’ambiguita’ viene moltiplicata da una traduzione arbitraria.

L’ideologia del progresso e’ l’ideologia del manicomio della caserma, del carcere, dello stato e delle grandi opere.

La superstizione del progresso vede una finalita’ nella storia.

Il progresso e’ pseudo-scientifico, tecnologico, industriale.

E’ fede nella superstizione della scienza, intesa come mistero e non come metodo di ricerca. Ma non ha niente di scientifico.

Il progresso e’ concentrazione del potere per realizzare grandi cose.

E cosa sono queste grandi cose? Sono grandi ponti, grandi strade, enormi dighe del Vajont o delle Tre Gole, sono grandi centrali termochimiche nucleari, sono missili e bombe. Sono farmaci dalla formula segreta, sementi per piante che distruggono campi ed ecosistemi e poi non si riproducono, sono morti di lavoro, sono case che crollano, o palazzi inaccessibili, piramidi faraoniche e torri di babele, cattedrali e giardini imperiali.

Sono ipermercati e automobili, plastica e gingilli elettronici.

Sono monumenti al potere.

Il concetto di progresso sociale e’ nato come argomento polemico, in un contesto culturale dove si celebravano con fanfare i trionfi del progresso, sedicente scientifico e tecnologico. Trionfi militari sul nemico, trionfi dell’uomo sulla natura. Allora si e’ detto: abbiamo (proprio cosi’: “abbiamo”) compiuto grandi conquiste (proprio cosi’: “conquiste”) tecnologiche, abbiamo potere sull’acciaio e sull’energia, sul terra, aria, acqua e fuoco, ma ci sono ancora (proprio cosi’: “ancora”) grandi masse umane (“grandi” anche le masse) che soffrono (vero), vengono sfruttate (vero), sono tenute (vero) nella fame (vero), nella miseria (vero) e nell’ignoranza (vero). E allora si e’ detto, usiamo le stesse armi (“armi”) per realizzare il progresso anche nella societa’.

E si voleva intendere: per ridurre differenze sociali o abolire le classi sociali.

Pero’ il progresso, essendo (yet another) ideologia del potere, puo’ avere un obiettivo nominale qualsiasi, si tratta di andare avanti (“avanti”), ma nella metafora del viaggio, la direzione non conta.

Le cose che contano nell’ideologia del progresso sono che:

1) qualcuno dirige, e ci deve essere una gerarchia, e ci deve essere coercizione, eventualmente autoinflitta (a volte con entusiasmo);
2) i rifiuti vengono rimossi: in senso psicologico. Nel progresso tutto e’ lucente (metallo, plastica, o grafica elettronica), i rifiuti, si vabbe’, vanno eliminati, a meno di trovare il modo di cavarne un qualche profitto, ovvero ulteriore concentrazione di potere;
3) le risorse primarie sono illimitate e disponibili, e se non lo sono e’ perche’ qualcun altro ce le sta portando via, le vuole per se’, e allora si fa la guerra; tra le risorse, ricordiamo quelle energetiche (petrolio, carbone, uranio, animali – anche umani); acqua; minerali; terre coltivabili; umani come forza-lavoro; (esistono mille altri tipi di risorse piu’ sofisticate, esempio: se in un qualche posto si vuole sfruttare il turismo, l’ambiente, che attira i turisti, e’ risorsa…finche’ non lo si devasta, e allora si attirano i turisti con strutture artificiali: a volte ci cascano); occhio che ogni risorsa ha i suoi rifiuti –> (2)
4) quelli che sono venuti prima erano accecati dalla superstizione (loro!), e chi non e’ “progredito” e’ “arretrato” …a meno che si tratti i “nostri” antenati, che si sono “meritati” le loro conquiste…l’eta’ del progresso (eta’ moderna) come eta’ dell’oro?

Quindi un “progressista sociale”, nella societa’ che riesce a costruire (edificare?), produce anche:

(1) ovviamente, gerarchia sociale;
(2) rifiuti sociali;
(3) degradazione/devastazione delle risorse sociali identificate come tali; (anche qua ogni risorsa sociale produce rifiuti sociali);
(4) colonialismo, sviluppo ineguale, sottosviluppo, paesi in via di sviluppo, esportazione di civilta’, progresso o democrazia: conquista.

Francesco Uboldi, 2010

[In questo progresso scorsoio
non so più se vengo inghiottito
o se ingoio

Andrea Zanzotto]