l’accumulazione originaria nell’era del digitale

Del problema dell’accumulazione originaria si è già fatto cenno a proposito della speculazione immobiliare (parlando delle difficoltà ad abbandonare i meccanismi speculativi basati sul metro cubo oggi tanto in voga).

Il problema è però antico, originario appunto:

ogni mutamento di sistema necessita di una massa critica di risorse per coprire il vuoto lasciato dal sistema precedente.

Il Capitalismo ha saccheggiato le terre comuni (the commons(1)),
le rivoluzioni hanno requisito fabbriche e banche. Le hanno fatte loro non perché le volevano mantenere uguali ma per potersi permettere di fare altra cosa. Marx dedica una intera sezione del libro I de il Capitale all’Accumulazione Originaria).

Se ne parla poco ma non per questo il problema non si pone, qualsiasi trasformazione, brusca o graduale, deve affrontare il problema delle risorse iniziali.

Oggi i fautori dell’era digitale applicata ad un mondo senza caudillos, dove il P2P permetterebbe di scalzare le grandi concentrazioni di potere(2), provano a coniare una apposita moneta, mezzo di scambio, il BitCoin.

BitCoin non ha banche, non ha zecche, non ha nazione né eserciti. Si propone come un mezzo di scambio tra eguali.

Bitcoin is a peer-to-peer currency. Peer-to-peer means that no central authority issues new money or tracks transactions. These tasks are managed collectively by the network.

ma chi crea il primo BitCoin? e chi genera la massa critica? Satoshi Nakamoto (o chi si nasconde dietro questo pseudonimo) che lavora al BitCoin dal 2007, risolve il problema con una distribuzione casuale di moneta tra gli utenti del sistema. L’unica cosa che è richiesta è di tenere il ‘client’ BitCoin acceso, in modo da concorrere all’erogazione dei requisiti di sicurezza di cui il sistema ha bisogno. L’erogazione casuale di moneta va diminuendo col tempo secondo una curva nota a priori studiata per arrivare a zero al raggiungimento della massa critica necessaria per far stare insieme il sistema. Sempre che qualcuno ci creda, cosa che in generale serve a qualsiasi moneta.


(3)

tommaso 21/7/2011

(1) Commons è quello che oggi in italiano si definisce “beni comuni”. L’inglese però è più bello perché, oltre ad essere un termine che ha una sua storia, non si porta dietro l’ambiguità della parola “bene”: http://en.wikipedia.org/wiki/The_commons

(2) Non si può pensare che basti cambiare il ‘mezzo’ per scalzare il ‘potere’. Però ci sono dei ‘mezzi’ che favoriscono la concentrazione delle risorse e dei mezzi di controllo e dei ‘mezzi’ che ne facilitino la distribuzione. Il P2P è senz’altro tra questi ultimi.

(3) Lascio qua la versione inglese. Dusty, http://ilporticodipinto.it/bitcoin, più sotto, segnala quella in italiano, il suo Blog da informazioni molto esaustive a proposito dei BitCoin.


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