La traiettoria della freccia

La traiettoria della freccia
o ‘della fase quattro’ (1)

Inizio mettendo tre link, non sono recentissimi, non sono corti né facili ma mi servono.
Forse non capirete tutto, vale anche per me, e certamente sono passibili di critiche ed osservazioni, come per altro sono moltissimi libri che ho letto, che non ho capito completamente, che non erano perfetti, ma che mi sono serviti. Quindi li metto.

Leggete i testi (a) e (b) e guardate il video (c), mi aiutano a spiegare quel che voglio dire.

(a) Sandro Modeo: Così il coronavirus tenta (ogni istante) di aggirare i vaccini

(b) Bert Hubert: Ingegnerizzazione inversa del Codice Sorgente del Vaccino BioNTech/Pfizer

(c) Ernesto Burgio: Ambiente e salute: dalla genetica all’epigenetica

Inizio con una domanda: “c’è differenza tra l’immunità indotta dal vaccino mRna e quella indotta dal contatto con il virus?”
La mia risposta è: “si, c’è”. Per esempio il test sierologico per verificare se si è entrati in contatto con il Covid-19 cerca due anticorpi quello anti-Nucleocapside del SARS-Cov2 (anti-N) e quello per la proteina Spike. Quando si trova solo il secondo significa che si è stati vaccinati perché il vaccino mRna il nucleocapside non ce l’ha, se invece si trovano tutti e due significa che si è entrati in contatto con il virus vero e proprio. Quindi c’è differenza.
Mi basta.

Quale delle due immunità è più efficace? Tra un laboratorio che si occupa del balletto di trappole e astuzie descritto da Modeo (a) da circa tre milioni di anni e una Company che ha rimesso mano in fretta e furia ad un progetto accantonato da più di vent’anni e in dodici mesi ha prodotto un rimedio io punterei sul primo, riconoscendo senz’altro l’efficienza del secondo.

Spesso il laboratorio vivente richiede più tempo per imparare le regole, talvolta troppo e, senza alcun intervento in aiuto, ciò può imporre dei costi umani molto alti; inoltre non per tutti la risposta naturale funziona ugualmente bene. Ciò induce, talvolta, a correre dei rischi e a adottare dei rimedi, almeno in forma parziale o temporanea.

Si è detto che la malattia del SARS-COV2 va presa per tempo, bisogna cercare di evitare che degeneri. Su come fare ci sono molte scuole, cosa che accade comunemente in medicina per ogni malattia (già è difficile trovare due medici d’accordo sulla diagnosi, figuriamoci sulla terapia). Per le malattie nuove, dove tutto è sperimentazione, l’importante è provare, registrare gli effetti, condividerli per poter ricominciare da un passo più avanti. Una sorta di assemblea permanente dei medici, di base e specialisti, ospedali e laboratori di ricerca, che elaborano, in una riflessione collettiva dal basso che è in costante contatto con l’esperienza, quale sia l’approccio migliore. È la scuola che ricompone il rapporto tra medico e paziente e che restituisce alla malattia il suo ruolo sociale.
Dal canto loro le Company metteranno in campo i loro laboratori per intervenire “dall’alto” nella produzione di farmaci. Non è una sorpresa, è uno specchio del conflitto sociale. È così che Pfizer-BioNTech e Moderna sviluppano la loro cura.

Bene. Lasciamo stare gli interessi delle multinazionali (che pure c’entrano), i codici a mRna vengono completati e autorizzati con procedura d’urgenza, senza badare troppo a cosa potrebbe succedere negli anni a venire, proprio perché richiesto dall’urgenza della situazione sanitaria. Il 21 gennaio 2021 il dizionario Merriam-Webster cambia la definizione della voce vaccino (immutata dal 2006) e da lì in avanti i prodotti dei laboratori Pfizer-BioNTech possono assumere questo nome. (2)

Comunque, ed è quel che conta, questo vaccino mRna fa quel che deve, pur con le incertezze che lo accompagnano tra cui va enumerato che l’affascinante tecnica descritta da Hubert (b) ha lo scopo di produrre delle molecole simil-spike sulla base di quelle sequenziate nel gennaio 2020, allo scopo di stimolare la reazione anticorpale, molecole che nel tempo sono mutate e rispetto a cui gli anticorpi possono rivelarsi obsoleti. Inoltre tutte quelle caselline della catena di Rna riempite citosina e guanina per velocizzare la replicazione, la coda poliadenilata, sappiamo davvero bene cosa vogliono dire nel linguaggio della riproduzione? Non credo che lo sappiamo.
Anche questo esperimento lascia però intravedere di quali affascinanti equilibri siamo fatti e della quota di stregoneria presente anche nei più asettici laboratori.

A quel punto viene presa la decisione, totalmente politica, di spostare completamente l’asse dell’intervento sui vaccini, di passando ad una vaccinazione di massa e ignorando, quando non vietando, la sperimentazione indipendente di cure da parte di medici. Prima dell’eventuale ospedalizzazione è prevista sostanzialmente solo la somministrazione di tachipirina e la vigile attesa.

Che fare una vaccinazione di massa, con un vaccino sperimentale, per un virus mutante (3) durante una pandemia potesse non essere un’ottima idea è stato detto e stradetto, non è un col senno di poi, ma tant’è è andata così.
Resta per me inspiegabile come mai, anziché lasciare che la popolazione con minor rischio di conseguenze gravi si infettasse e acquisisse così l’immunità naturale, accompagnando di presenza le fasi sintomatiche dell’infezione, si sia preferito piuttosto imporre la vaccinazione a tutti, arrivando ora anche ai bambini.

Anche i bambini si ammalano, si dice. Si contagiano, ma stanno male? Dall’inizio della pandemia al 15 dicembre di quest’anno, in assenza di cure domiciliari, nella fascia 0-11 anni si contano 20 decessi, nella fascia 12-19 anni sono 15 (4).

Malattia e contagio non sono la stessa cosa (5), se uno ha un laboratorio vivente che è in grado di prendersi cura del virus SARS-COV2 perché insistere a insegnargli come comportarsi?

Ci si potrebbe chiedere quale sia la popolazione ‘fragile’ da proteggere oltre agli over 80. Richard Horton, Editor-in-Chief di Lancet, definsce il Covid come una sindemia (6) ossia una pandemia che agisce su una base sociale già afflitta da altre malattie. In effetti è noto che i casi di comorbilità costituiscono la gran parte dei decessi per Covid19 e in particolare per malattie come diabete, obesità, malattie cardiache e patologie respiratorie pregresse (7). Vale anche per i bambini (8) (anche per i trentacinque citati sopra).

Ora, in particolare per i bambini, andrebbe posto ancor più l’accento sulla comorbilità. Da dove vengono bambini con diabete, tumori, immunodeficienze? (9)

Di questo parla Ernesto Burgio nel video (c) “Ambiente e salute: dalla genetica all’epigenetica”. Certe patologie (tra cui alcune di quelle che costituiscono causa aggravante in una infezione da SARS-COV2) vengono sviluppate dagli esseri umani nei primissimi anni di vita in reazione alle cattive condizioni dell’ambiente in cui crescono. La donna e l’uomo piccoli cercano di curarsi delle tossicità con cui entrano in contatto, e come risultato, si ammalano.

Viene naturale porsi la domanda se in questo periodo di grande sensibilità alla salute qualcuno si stia occupando di queste cose? Qualcuno sta considerando che viviamo in una macchina sociale che produce malattie sin dai primi anni di vita e non smette mai di farlo? Quelli che oggi si sbracciano per imporre cure con la forza, in due anni, ne hanno fatto mai quantomeno menzione?
La risposta è: no.
Qui siamo.

Succede poi che il vaccino, somministrato a primavera, duri meno di quanto dichiarato e soprattutto non renda immuni i vaccinati (10). Come effetto collaterale potrebbe addirittura indebolire o quantomeno confondere (11) la risposta immunitaria naturale, cosa non stupefacente perché, come abbiamo detto mRna esercita il corpo a rispondere a solo su lato Spike dell’avversario, basandosi per di più su una sua immagine ferma, come Foreman, mentre davanti ha Mohamed Alì all’incontro di Kinshasa il 30 ottobre 1974 (12).

Con l’inizio dell’inverno 2021, momento in cui sarebbero stati maggiormente utili, gli effetti dei vaccini a mRna iniziano a scemare, partendo dai pazienti delle prime file, i soggetti fragili. Nel frattempo l’estesa copertura vaccinale ha permesso che si selezionasse una variante che buca la sua protezione. Da manuale (13).

A questo punto chi è vaccinato potrebbe essere addirittura meno protetto di chi non lo è (14), per loro una ulteriore dose è d’obbligo, speriamo che, col tempo, gli venga in aiuto la primavera.

I non vaccinati se la cavano meglio, la variante di successo è, come deve essere se vuole imporsi sulle sue sorelle, molto più contagiosa ma meno letale. Loro, piuttosto, rischiano di essere messi a repentaglio più dalla scellerata ed incessante opera di stigmatizzazione sociale che dalla malattia stessa (15).

A questo punto rientrano tutti in pista, la musica ricomincia anche per chi si riteneva ormai al sicuro, il gioco del capro espiatorio contro il non vaccinato non funziona più e il nervosismo si diffonde misto a delusione, confusione, rabbia.

Nel momento della scelta della vaccinazione di massa e del congelamento delle cure domiciliari è stata lanciata una freccia del tempo che va verso una costante caccia alla combinazione più perfetta della catena mRNA prodotta in laboratorio contro l’ultima versione del virus. Il laboratorio vivente ha perso il contratto perché non ha saputo essere concorrente sui tempi con la Company rivale. Poco importa che la sua prospettiva fosse basata su un investimento più sul lungo periodo. Il capitalismo oggi ha bisogno di andare all’incasso subito, prima che il gelato si sciolga e diventi merda, e l’ha dimostrato.
La traiettoria ora è balistica, deterministica, prevedibile, non sappiamo fin dove arriverà solo perché non conosciamo la potenza di carica che gli è stata data né la forza degli attriti che cercheranno di smorzarla.

Sin qui ci siamo riferiti essenzialmente al blocco dei paesi occidentali, che si è mosso compatto su questa strada. Altro ragionamento e destino avranno l’Asia, la Russia, l’Africa, l’America Latina. Per i paesi che hanno adottato tipi di vaccino diverso, o che, per povertà, non hanno potuto neanche pensare di coprire i fragili, figuriamoci la massa. Questi ultimi, soprattutto, hanno pagato (e pagano) dei costi umani altissimi, qualcuno qualche curetta l’ha adottata (tomo tomo – cacchio cacchio). La loro freccia è diversa.

Una piccola chiosa va fatta sul senso di responsabilità, saranno domande non affermazioni.

È da considerarsi atto responsabile imporre ad un laboratorio vivente funzionante di comportarsi diversamente da come decide la Company vincente?

È da considerarsi atto responsabile intervenire, con uno strumento d’emergenza, sulla popolazione, a rischio e non a rischio, di parte del mondo lasciando più del 50% della popolazione mondiale a rischio senza alcuna protezione?
Cosa sarebbe successo se le dosi di BioNTech/Pfizer disponibili fossero state distribuite tra la popolazione anziana mondiale anziché usarle per tutte le fasce d’età di alcune singole regioni?

È da considerarsi atto responsabile non curare i malati e arrivare a radiare i medici che provano a farlo?

È da considerarsi atto responsabile cercare di salvare quante più vite in un luogo, in un tempo, senza porsi il problema di cosa potrebbe questo significare ovunque per tutti domani?

Sono questioni etiche su cui vale ragionare anche se tardi, la freccia è partita. L’intelligenza servirà a capire come venirne fuori.

Ommot 26 12 2021

NOTE


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