Le rivolte nelle carceri del marzo 2020 – sono costate la vita a 13 detenuti
In questi giorni si è concluso lo stato di emergenza al quale siamo stati sottoposti per oltre due anni. Per noi ha il sapore di una liberazione.
Per i detenuti, invece, sarà il graduale ritorno a uno stato permanentemente emergenziale fatto di mortificazioni e infantilizzazioni, dove per imbucare una lettera, per farsi una doccia, per prendere l’ora d’aria si deve chiedere il permesso ad un “adulto” in divisa; un mondo fatto di tre metri per quattro, dove l’unico odore respirabile è l’odore prodotto dai propri corpi; dove i tre colori della cella sono gli unici colori del mondo; dove non esiste natura se non il freddo cemento; dove non si possono mai guardare le stelle; dove la morte si vive ogni giorno, e dove ogni giorno si muore un po’.
[Sara Manzoli, “Morti in una città silente” – maggio 2022, Sensibili alle foglie]
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Questo breve post, come quello che lo precede e quelli che seguiranno, sono un contributo alla campagna per l’eliminazione del regime del 41bis e dell’ergastolo ostativo.
Si tratta per lo più di brani tratti da libri di cui consiglio comunque l’acquisto e la lettura integrale. La mia speranza è che questi piccoli estratti riescano, per quanto possibile, a dare un’idea di quel che si può fare in nome dell’amministrazione della giustizia, in particolare quando si sceglie di intervenire a posteriori ossia mirando l’autore dell’atto indesiderato, senza il minimo interesse alle ragioni, personali o sociali, della genesi di tali atti.
Evidentemente la ricerca delle cause rischierebbe di sollevare delle questioni troppo scomode o complesse per gli equilibri del progresso borghese.
Queste pagine vogliono essere un cotributo di solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo Cospito, Anna, Juan e Ivan, contro il 41bis e l’ergastolo ostativo.
Qui una parzialissima rassegna stampa sullo sciopero della fame di Alfredo
dicembre 2022