La montagna è una chimera, direbbe qualcuno.
Un panorama pazzesco.
Una sfida (im)possibile.
Una stratificazione geologica di cui non è sempre possibile riconoscere la storia, che spesso accampa norme rigorose che poi non sa seguire.
Sviluppata per anfratti irregolari, improvvisi dislivelli, continuità e rotture, anche le vlte in cui all’occhio continua a sembrare una materia docile e nota.
All’occorrenza mostra corsi d’acqua, neve, ghiaccio, costoni ghiaiosi. La vita si presenta sotto forma di piante, muschi, animali, bruchi e bachi. Materia che racconta e che sorprende. Noi siamo lì.
Poi c’è il clima: sole, vento, l’alternarsi della pressione atmosferica, il sole, le stagioni, la quota, la quota!
E ancora, la fisiologia, la digestione, le calorie, l’energia, l’energia!. Passo lungo, respiro lento. C’è modo e modo di salire.
Frequentare la montagna significa masticare almeno un poco di tutte queste cose, strumenti per orientarsi nello spezio e nel tempo.
Un poco dobbiamo conoscere di noi, di ciò che sappiamo e di ciò che non ci interessa. Perché c’è sempre qualcosa che non ci interessa.
Servirà a capire l’imprevisto e aiuterà ad affrontare l’ignoto.
Le nostre mani sono troppo piccole per tutto questo, ma è anche qui che si gioca la sfida.
Non bastano buoni scarponi per andare in montagna.
Ommot – 4 maggio 2025