Facciamo un esempio della Milano inclusiva di cui ha parlato il sindaco Beppe Sala nel suo intervento in consiglio comunale del 21 luglio 2025.
L’intervento di Sala risponde ad una inchiesta della magistratura in merito ad alcuni illeciti commessi nella gestione del Piano di governo del territorio.
Spiace che debba essere la magistratura ad occuparsi di quello che è un problema eminentemente politico: quello della attività speculativa che ha accompagnato (e sta accompagnando) il recupero delle aree ex industriali della città. Da Albertini a Sala, passando per Pisapia, le giunte comunali hanno affiancato e supportato la tendenza alla super-valorizzazione del metro cubo.
Milano è una città che non si ferma, diceva un azzeccato spot del Comune di Milano pubblicato il 29 febbraio 2020, in piena emergenza Covid.
Paradigmatico.
Il binomio pubblico (Comune) privato (imprenditori immobiliari, Fondi di investimento, Società di gestione del risparmio…) andavano a braccetto nel seguire il “processo storico”, logico che qualcuno restasse indietro.
Nel suo intervento davanti al consiglio il sindaco Sala dice:
“Governiamo da 14 anni una città che si sta facendo metropoli, come accade in Europa e nel mondo. Significa guidare un processo storico nel quale la città stessa si è avviata, non solo il sindaco o la giunta. Sono problemi strutturali a cui la politica deve dare risposte, e noi abbiamo conferito un indirizzo progressista a ciascuna problematica”, ha spiegato in assemblea.
Dobbiamo tenere insieme lo sviluppo e chi fa fatica, l’esempio del Pirellino è emblematico. Dobbiamo essere consapevoli e orgogliosi di questo percorso, abbiamo agito sempre nella direzione di apertura al futuro. La velocità a cui corre Milano ha bisogno di direzione continue, e non siamo stati perfetti. Ma dobbiamo rispettare la direzione che ha preso Milano, che ha sempre espresso vocazione di apertura e dialogo continuo con il mondo. È sbagliato aver paura della verticalizzazione di Milano. Dobbiamo affrontare il Piano Casa, agire con energia sul problema degli appartamenti popolari sfitti, migliorare su servizi come il trasporto pubblico“.
Quel che segue è un esempio di attenzione per le fasce più deboli, di cui resta traccia perché è stato un percorso collettivo (ad oggi non ancora concluso) e gestito con una interlocuzione attiva con l’istituzione. Si può solo immaginare quel che succede nei casi singoli, di famiglie senza il supporto nemmeno di un biografo.
Esempi di case a più di 8.000 euro a metro quadro li trovate qui, gli affitti di stanza per studenti fuorisede sono qui.
Ha ragione l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, “il problema della povertà c’è ovunque“.
Ci sono poveri e ci sono miserabili.
ommot 24 luglio 2025
Appello in vista dell’imminente sgombero dell’occupazioneabitativa degli ex bagni pubblici di via Esterle a Milano
Oggi, venerdì 25 agosto alle ore 17:00 inizierà unamobilitazione cittadina a difesa degli abitanti dello stabile comunale di via Esterle ai quali il Comune ha chiesto di liberare lo spazio per consegnarlo alla Casa della Cultura Musulmana che deve iniziare i lavori per la realizzazione della moschea. Agli abitanti, lavoratori stranieri sottopagati con contratti di lavoro di breve durata, non è stata proposta alcuna soluzione abitativa alternativa nonostante da oltre un anno le persone che abitano nello stabile e la Rete Solidale Ci Siamo avevano chiesto all’Amministrazione di intervenire per evitare che nessuno finisse in strada.
Nella città di Milano nessun lavoratore con condizioni simili a quelle degli abitanti di via Esterle può permettersi di affittare una casa o una stanza sia nel mercato libero che in quello calmierato, ma neppure di accedere all’offerta di alloggi pubblici limitata alle famiglie con minori o alle persone più povere e fragili.
Per un lavoratore straniero questa condizione è aggravata da una politica razzista e discriminatoria che impedisce o rende difficile la regolarizzazione, che favorisce forme di lavoro precario e sottopagato, che criminalizza l’immigrazione occultando leproprie responsabilità nello sfruttamento delle risorse dei paesi di origine di coloro che decidono di migrare.
Questa mobilitazione, con un presidio permanente davanti all’ingresso dello stabile di via Esterle, vuole essere un segnale chiaro e determinato di affermazione dei propri bisogni vitali contro qualsiasi accettazione passiva che ci viene imposta; vuole portare avanti e estendere il confronto e il lavoro collettivo iniziato prima dell’estate tra varie realtà cittadine che hanno costituito una rete per il diritto all’abitare e sottoscritto una piattaforma di lotta.
Breve cronistoria dei recenti avvenimenti
Negli ex bagni pubblici di proprietà comunale, in disuso da più di trenta anni, abitano da circa sei anni una quarantina di persone
provenienti perlopiù dall’Africa centrale.
Nel mese di marzo dell’anno scorso (2022) lo stabile è stato messo a bando per destinarlo a finalità religiose e la gara è stata
vinta dall’Associazione Casa della Cultura Musulmana di via Padova.
Subito dopo l’uscita del bando, la Rete solidale Ci Siamo, che ha sostenuto l’occupazione di via Esterle, si è attivata per incontrareil Comune di Milano al fine di trovare delle possibili alternative abitative per tutte le persone che lì ci vivono.
I silenzi che sono seguiti alle nostre richieste di incontro e il segnale dato in occasione dei sopralluoghi in via Esterle, quando alle comunità religiose interessate al bando è stato concesso di visionare soltanto la parte dei locali non occupati come se la
parte dello stabile con i suoi abitanti dovesse restare invisibile, hanno mostrato l’indifferenza del Comune.
Un’ulteriore conferma di questo atteggiamento si è avuta nel mese di maggio (2022) in occasione di una manifestazione pubblica davanti Palazzo Marino per chiedere al Comune di non alienare l’edificio o in alternativa di impegnarsi a trovare soluzioni abitative alternative. Anche allora nessuno rappresentate dell’Amministrazione comunale fu disponibile a incontrare una delegazione di manifestanti.
Così a metà luglio (2022) fu fatto un presidio all’interno degli uffici comunali di via Larga e ottenuto un primo incontro con l’Assessorato alla casa del Comune di Milano. Da quel primo colloquio ne sono seguiti altri, stimolati da altre manifestazioni che si sono rese necessarie di fronte al ritorno al silenzio da parte dell’istituzione comunale.
Nel confronto con i diversi assessori e i vari dirigenti tecnici del Comune è sempre stata presente una delegazione composta da abitanti e attivisti, che ha ribadito le ragioni alla base di questo percorso di lotta.
Si è sempre detto che nessuno è contrario a una moschea a Milano, tanto più che la maggioranza degli abitanti è di fede
musulmana, che nessuno è particolarmente affezionato ai vecchi e malandati locali di via Esterle, e che la permanenza in quegli
spazi è dovuta principalmente alla mancanza di alternative abitative valide: trovarsi per strada senza un posto dove vivere
comporta la perdita in un tempo breve del proprio lavoro e quindi anche dei documenti, in pratica significa tornare indietro
di anni, quando si era appena arrivati in Italia.
La non contrarietà al progetto comunale è stata dimostrata nei fatti dando disponibilità ad accompagnare una delegazione di
tecnici della Casa della Cultura Musulmana all’intero dello stabile per effettuare dei rilievi tecnici necessari alla
finalizzazione del bando, precisando che per organizzare quello ed eventuali ingressi futuri non era necessaria la mediazione
della Questura di Milano che avrebbe spostato la questione dal tema abitativo a quello dell’ordine pubblico.
Lo scopo degli incontri con l’Amministrazione comunale non era di chiedere una soluzione caritatevole né un’attenzione privilegiata ma quello di far prendere atto dell’impossibilità di accesso alla casa da parte di una gran numero di lavoratori, in particolare immigrati, con contratti a termine di breve durata, rinnovati a scadenza, e con salari bassi, di circa ottocento/mille euro al mese. Non si tratta di un aspetto marginale, ma di un problema ampio che riguarda la condizione lavorativa e abitativa di migliaia di persone che sono impiegate in settori strategici della più importante area metropolitana italiana.
Per questo motivo non è accettabile la criminalizzazione delle occupazioni abitative che in questi anni hanno rappresentato l’unica possibilità concreta di avere un tetto sopra la testa, degli spazi e dei servizi minimi per poter vivere dignitosamente, lavorare, rinnovare i documenti e mandare soldi alle famiglie nei paesi di origine.
Una criminalizzazione che era sottesa nell’iniziale chiusura al confronto da parte dell’Amministrazione comunale e che
lasciava presagire l’ennesimo sgombero a sorpresa che non avrebbe dato agli abitanti nemmeno il tempo necessario a
riorganizzare la propria vita, a trasportare le proprie cose, a trovare una nuova sistemazione provvisoria.
Esperienze che abbiamo già vissuto e subito una decine di volte in sette anni, l’ultima lo scorso marzo (2023) con lo sgomberodell’occupazione abitativa di via Siusi 12. Nei precedenti sgomberi come anche in quest’ultimo l’unica soluzione concreta è stata offerta dalla solidarietà degli abitanti di altre occupazioni abitative che hanno accolto e ospitato le persone e le famiglie buttate in strada affrontando così nuove difficoltà.
Nel corso degli ultimi incontri (maggio-agosto 2023) abbiamo fornito un censimento anonimo degli abitanti di via Esterle che riportava notizie sui dati anagrafici, la nazionalità, il permesso di soggiorno, il contratto di lavoro e il reddito medio annuo.
Una documentazione che era già stata inviata, come richiesto nel primo incontro con l’Assessorato alla Casa (luglio 2022), a Milano Abitare – l’Agenzia per l’affitto accessibile del Comune di Milano, che sulla base di questa documentazione ci aveva comunicato che soltanto coloro che avevano un contratto a tempo indeterminato o determinato di un anno avrebbe potuto iscriversi alla suddetta Agenzia per ricevere informazioni sulle offerte di appartamenti a canone calmierati.
Nell’ultimo incontro avvenuto on line il 14 agosto 2023, in cui erano presenti Marco Granelli Assessore alla sicurezza,
Lamberto Bertolè Assessore al welfare, Pierfrancesco Maran Assessore alla casa, insieme a una delegata della vice sindaco Anna Scavuzzo e a diversi dirigenti delle direzioni Sicurezza,Casa e Welfare, ci è stato detto che le uniche soluzioni trovate erano dei posti letto in alcuni pensionati e ostelli/alberghi individuati dal Comune, di cui però erano certi solo 4/6 posti presso il pensionato Belloni a 450 euro a persona, e la possibilità di rivolgersi al Centro di via Sammartini per le persone senza fissa dimora. Ma da una ricognizione che abbiamo fatto in
queste ultime ore i pensionati proposti dal Comune sono tutti al completo mentre i costi degli ostelli sono di circa 24-30 euro al
giorno e in molti casi prevedono una permanenza di solo una settimana.
Senz’altro più rilevante è stata la richiesta, più volte ribadita, di lasciare vuoto lo stabile di via Esterle entro fine agosto in modo da consentire l’ingresso dell’Associazione Casa della Cultura Musulmana dal momento che alla stipula dell’atto di cessione del diritto di superficie fra i due soggetti, avvenuta il 10 luglio 2023 (ma di cui siamo venuti a conoscenza solo il 31 luglio), il Comune si è impegnato a consegnare lo stabile libero da persone e cose entro trenta giorni, e che il periodo successivo al 10 agosto, giorno previsto per la consegna dei locali, rappresenta una proroga concertata con la Prefettura di Milano.
Rete Solidale Ci Siamo
25 agosto 2023
Nel dicembre del 1969, l’anno della strage, si dice che le luminarie di natale fossero spente. Il sindaco Aniasi aveva concordato con la giunta di utilizzare i soldi necessari a sostegno degli operai in cassa integrazione.
qualche link:
https://www.officinaprimomaggio.eu/milano-al-nocciolo-della-questione/
https://infoaut.org/editoriali/milano-urbanistica-speculazione-e-stratificazione-di-classe
https://effimera.org/la-gentrificazione-delle-periferie-milanesi-no-lo-no-logo-di-osvaldo-verri/
https://effimera.org/milano-non-e-un-modello-di-emanuele-braga/
https://effimera.org/dossier-milano-piu-conflitti-meno-conflitti-di-interesse-di-lucia-tozzi/
https://www.ilpost.it/2025/07/23/come-cambiata-milano-15-anni