a chi lo stiamo dicendo?

ti amo, cercherò di non ferirti

ti odio, userò le parole per farti male

le bambine ed i bambini, per crescere, affermarsi e prima ancora riconoscersi, imparano il “no”, sin da piccoli;

le ragazze ed i ragazzi attraversano nell’adolescenza il conflitto tra generazioni, in parte per smarcarsi dal ruolo di ‘docile discente’ in cui sono spesso confinati ed in parte per terminare il passaggio che li farà sentire compiutamente interlocutori adulti

la scelta del messaggio e dell’interlocutore non sono sempre evidenti e diretti, né tantomeno onesti. Il marketing racconta facili panzane ad un pubblico desideroso di desideri facendo uso di tecniche ragionate e consapevoli del raggiro di fronte ai quali i piccoli taccheggiatori fanno la figura dell’educanda nel postribolo.

Eppure si prevede, con consenso unanime, incenso per i primi e pece per i secondi.

non vale dire che il messaggio non c’e’, quanto piuttosto che e’ diverso da ciò che appare. Anche per questo una buona dose di pazienza e qualche approfondimento non possono che giovare.

a margine, ieri ho partecipato ad un incontro su genitori / ragazzi / educazione, presto trasformatosi su un incontro su adulti e adolescenti, il relatore ha detto “rispetto al saccheggio che gli adulti hanno fatto della vita dei ragazzi direi che il conflitto [generazionale] è ancora piuttosto basso”. Non posso che concordare.

 

tommaso, 20 aprile 2010


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